ANNO 14 n° 120
Peperino&Co L'apice del manierismo: palazzo Farnese
>>>>> di Andrea Bentivegna <<<<
21/03/2015 - 02:01

di Andrea Bentivegna

VITERBO - Fu il cardinale Alessandro Farnese ,sempre lui, che come abbiamo visto fece realizzare l’odierna via Cavour a Viterbo, ad incaricare il più noto architetto del suo tempo, Jacopo Barozzi, di trasformare una fortezza mai completata nei pressi del lago di Vico in un palazzo rivoluzionario.

Antonio da Sangallo il Giovane, abile progettista di possenti fortificazioni, era morto nel 1546 lasciando incompiuta una rocca di forma pentagonale, con possenti bastioni, a Caprarola per completarla, il cardinale Farnese, sceglie il Vignola, al secolo appunto Jacopo Barozzi, genio inarrivabile del manierismo.

L’idea è semplice ma al tempo stesso ambiziosa, mantenere l’edificio di Sangallo e utilizzarlo come base per un nuovo palazzo che manterrà la forma pentagonale ma che si innalzerà possente dominando con la sua mole non solo il piccolo paese ma tutto il panorama circostante. Ma non è tutto, il genio di Barozzi non si limita all’edificio ma propone anche di demolire una parte dell’antico borgo per creare un lungo rettifilo che sale prospetticamente sino al palazzo che ne diviene, in questo modo, il nuovo fulcro nonché scenografica conclusione simbolica.

Palazzo Farnese di Caprarola è un edificio del quale tutti gli storici dell’arte e dell’architettura si occupano, al quale hanno dedicato possenti volumi e approfonditi studi giacché al suo interno possiamo trovare il meglio di quell’epoca: dipinti magnifici, opere d’arte dal valore inestimabile, ma anche l’incredibile cortile circolare o la sbalorditiva ''scala regia'' che conduce ai piani superiori e che sembra quasi plasmata nella sua sinuosa forma elicoidale che il Vignola ha disegnato ispirandosi a quella di Bramante in Vaticano.

Parlando di questo capolavoro si dovrebbero inoltre ricordare i giardini, vero e proprio prototipo di una nuova tipologia che si affermerà in tutta Europa e che sarà imitata nelle ville delle più importanti corti del mondo; Filari di alberi, siepi e soprattutto le grandi fontane che scolpite nella pietra, sfruttando il dislivello del terreno, creano fantasiosi giochi d’acqua: tutto questo diverrò, da allora in avanti, il cosiddetto “giardino all’italiana” che giungerà a compiutezza qui e nella non lontana Villa Lante di Bagnaia.

Insomma questo edificio cambia letteralmente il modo di concepire l’architettura del cinquecento, ma non è tutto, con la sua costruzione infatti, l’architettura sembra compiere un vero e proprio salto di scala di cui erano stati capaci solo alcuni grandi capolavori del passato; Questo palazzo non dialoga infatti solo con il paese alle sue ''pendici''ma diviene, per la sua posizione e grandiosità, quasi un rilievo del panorama naturale circostante, quello che oggi alcuni definirebbero, con un’espressione assolutamente inappropriata, ''skyline'', e con esso dialoga generando una serie di rimandi visivi con gli altri punti che da esso emergono: il lago di Vico, i monti Cimini e il monte Soratte.

Quest’ architettura sembra plasmare non solo la città ma tutto il paesaggio attorno, non si tratta certo di una caratteristica inedita ma piuttosto di una prerogativa che accomuna tutti i più importanti capolavori del passato, tuttavia oggi, che possiamo osservare questo edificio dall’alto, siamo in grado di apprezzarne anche un’ulteriore aspetto sbalorditivo: pur essendo un palazzo antico di mezzo millennio, questo gigantesco volume pentagonale con quel vuoto circolare nel mezzo, sembra raggiungere un’ armonia che si può cogliere pienamente solo osservandolo dal cielo. Considerando che fu realizzato tra il 1559 e il 1575 siamo legittimati a pensare che Vignola si fosse spinto oltre i limiti imposti dal suo tempo alla ricerca di una perfezione geometrica di derivazione classica e quindi divina.

Per tutto ciò e non solo Palazzo Farnese a Caprarola è un capolavoro, forse l’edificio più importante del secondo cinquecento, certamente tra i tesori imprescindibili del nostro territorio che non può non essere conosciuto. Uno di quei monumenti che, fossero altrove, basterebbero da soli a giustificare una traversata oceanica, una sorta di Taj Mahal, eppure nonostante tutto non di rado se ne ignora, se non la bellezza, quantomeno l’importanza e non ci si rendo conto di esser di fronte ad un capolavoro che tutto il mondo conosce.





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